Dall’auto-difesa a una pedagogia hacker conviviale Non vogliamo smettere di giocare, rinunciare al piacere di giocare insieme. Infatti, pensiamo che imparare giocando sia uno dei modi migliori per riflettere sul nostro approccio alle tecnologie, per renderle parte di noi. "Hands on" è il nostro motto: per il piacere di armeggiare con le macchine, adattare dispositivi e sistemi e farlo insieme, questa è la vera gioia. Questa attività in prima persona, questa piacevole interazione (qualche brivido erotico deve essere parte del gioco!) è una pre-condizione di felicità per un hacker che gioca con gli strumenti tecnologici. Nel corso dei nostri laboratori di "s-gamificazione" (de-gamificazione / de-ludicizzazione) abbiamo sviluppato una metodologia semplice per muoverci verso una pedagogia conviviale, giocando con le macchine che ci piacciono. Ma allora, prima dobbiamo sbarazzarsi degli automatismi che ci riducono a semplici ingranaggi delle mega-macchine aziendali. Per noi, auto-difesa digitale significa soprattutto abbandonare l'abitudine di re-agire agli stimoli di gamificazione. Come inizio dobbiamo cambiare le nostre abitudini in modo consapevole. Non è possibile fare un resoconto di un laboratorio tipico, perché non c'è un laboratorio tipico. Nella nostra esperienza ogni gruppo di persone e ogni situazione si rivela totalmente diversa da qualsiasi altra. Inoltre, spesso emergono questioni molto personali ed è essenziale mantenerle all'interno della zona protetta del gruppo, lontano dalle luci della ribalta. Quindi abbiamo cercato di riassumere i passaggi base e gli elementi dei nostri laboratori, in modo di fare un resoconto che sia una sola storia per tutte se pur raccontata in molti modi diversi. Il primo passo è prendere coscienza di essere immersi in ambienti interattivi plasmati da dispositivi automatici che non abbiamo scelto e che non ci fanno necessariamente sentire bene. Il secondo passo è quello di osservare noi stessi agire come se fossimo degli estranei, con bizzarre abitudini - guardando a noi stessi sotto forma di animali stani in ansiosa attesa di quel messaggio, irritati se non arriva, euforici per un like, sobbalzare quando appare una notifica ... Una volta individuato l'automatismo (stimolo-risposta) che ci fa comportare in una certa maniera, concentriamo l'attenzione sui cambiamenti emotivi che ne derivano. Rabbia, gioia, tristezza, eccitazione, impazienza, invidia, paura e molte altre emozioni che si manifestano costantemente, spesso associati. Esiste ovviamente un progetto interattivo di emozioni di cui siamo inconsapevoli. Il terzo passo è quello di dire agli altri, a persone di cui ci fidiamo, quello che abbiamo scoperto su di noi, sui nostri comportamenti. In questo modo non riveliamo fatti che ci riguardano su piattaforme pubbliche di proprietà di multinazionali . Al contrario, scegliamo i nostri spazi e tempi per togliere le maschere che animano la nostra liturgia interattiva personale. L’insieme di emozioni che ci fanno assumere il carattere di una persona indecisa, o di uno spaccone, o di un individuo timido, di un esperto competente e di molti altri possibili, rappresenta ciò che si è insediato nella nostra individualità - senza che noi ce ne accorgessimo. Fino a quel momento le posizioni "rispondiamo così" e "agiamo in questo modo"- ci mostrano quanto siamo sottomessi ai nostri comportamenti indotti. Infine, il quarto passo è quello di confrontare le nostre storie con quelle degli altri. Molto spesso troviamo che le nostre (modi) abitudini compulsive sono molto simili a quelli dei nostri compagni, ma scopriamo anche che esiste un gran numero di possibilità per cambaiare – fintanto che lo vogliamo veramente.

  1. “La società della prestazione”, in Ippolita, Nell'acquario di Facebook , Ledizioni, 2012, p. 35. ↩
  2. Flow, or in the zone / in the groove. See Mihály Csíkszentmihály, Flow: the Psychology of optimal experience, Harper & Row, New York 1990. ↩
  3. Una breve introduzione può essere trovata in S. A. McLeod: Skinner: Operant Conditioning. 2015. https://www.simplypsychology.org/operant-conditioning.html L’opera classica è B. F. Skinner: Science and human behavior. 1953. [It] Scienza e comportamento: interpretazione, previsione e controllo nelle scienze dell'uomo, trad. Isaias Pessotti e Marco Todeschini, Milano: Franco Angeli, 1971 http://www.bfskinner.org/newtestsite/wpcontent/uploads/2014/02/ScienceHumanBehavior.pdf

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