Prefazione
La sovranità tecnologica, una necessità, una sfida.
Patrice Riemens
Tutte ormai abbiamo capito, dopo “Snowden” e le sue rivelazioni, che il nostro caro “cyberspazio” non è gestito da chi lo usa. E questo, sfortunatamente, da molto tempo, al punto che oggi appare un luogo altamente sorvegliato e rischioso. L’utente, apparentemente libera nei movimenti e dotata di innumerevoli facilitazioni -spesso fornite “gratuitamente”- si è convertita di fatto in un soggetto prigioniero che è, allo stesso tempo, ostaggio, cavia da laboratorio e sospettato.
Il dominio su Internet dei poteri statali o commerciali, o, molto spesso, una combinazione dei due, sembra totale, ed effettivamente lo è dove i vettori e le piattaforme sono “proprietarie”, cioè quando sono in possesso di certi attori che possono mettere in prima linea i propri interessi, frequentemente a costo degli interessi delle loro utenti. Mentre l’impatto che Internet ha sulle nostre vite si fa sempre più forte1, una presa di coscienza sul come funziona tutto questo e, soprattutto, nell'interesse di chi, è sempre più urgente.
Fortunatamente, questa presa di coscienza esiste ed è iniziata molto prima della diffusione di Internet. Tuttavia, gli effetti rimangono limitati, perché per ora interessano solo un numero relativamente ristretto di persone e gruppi; e anche perché si scontrano con decise offensive da parte dei poteri forti. Il portabandiera di questo processo è il software libero, e i suoi numerosi derivati. Non solo tecnicamente, ma soprattutto per l’ideale che rappresenta: consapevolezza, volonta' di riprendere in mano il proprio destino, autonomia e sovranità. Perché attenzione, non tutto è tecnologia e la tecnologia non è tutto.
È necessario inserire la sovranità tecnologica in un contesto più esteso e più inclusivo dell'informatica. Ignorare l'intersezione di crisi ambientali, politiche, economiche e sociali2, o cercare di risolverle in forma isolata considerando solontanto la componente tecnologica, sono opzioni ugualmente perverse. E' chiaro che la sola sovranità tecnologica non cambierà il nostro inesorabile cammino… contro un muro.
È impossibile continuare sull'attuale strada della crescita infinita. Occorre fermarsi, forse anche mettere in pratica una decrescita volontaria. In ogni caso accadrà lo stesso, e in condizioni sicuramente meno piacevoli. Da questa prospettiva dovremmo inoltre vagliare le differenti soluzioni proposte per (ri)conquistare questa autonomia individuale e collettiva per gran parte smarrita. O, peggio ancora, delegata a poteri economici e politici che vogliono farci credere di agire nel nostro interesse con intenzioni benevole, oneste e legittime.
Sfortunatamente le TIC (Tecnologie di Informazione e Comunicazione) e i suoi sviluppatori -perché sono ancora per la maggioranza uomini- hanno la tendenza a svolgere il proprio compito isolati, senza considerare la fitta trama di relazioni umane e risorse naturali, che compongono il mondo e la società. “Dobbiamo reinventare la rete”, ha dichiarato Tim Pritlove, animatore del trentesimo Congresso del Chaos Computer Club, nel proprio discorso di apertura 3 nel 2013. Per aggiungere davanti a una gremita platea di attivisti e hacker entusiasti: "e siete voi coloro che possono farlo". Ha ragione su entrambi i fronti, ma limitarsi a questo potrebbe alimentare l'illusione di una “supremazia dei nerd” 4, in grado di mettere tutto a posto con soluzioni puramente tecniche.
Non c’è alcun dubbio che sia diventato essenziale ricomporre la rete dalla base affinché serva agli interessi comuni, e non ai profitti di gruppi opprimentemente esclusivi. Quindi, è giusto reinventarsi, ma non in maniera fine a se' stessa. Perché è necessario andare più in là di soluzioni del tipo “technological fix” (“pezze tenologiche”) in grado di curare gli effetti, senza toccare le cause. Un approccio dialettico -e dialogico- è necessario per sviluppare una base comunitaria e partecipativa, realizzare tecnologie che permettano di liberare gli utenti dalla dipendenza rispetto ai provider commerciali, dal controllo poliziesco generalizzato da parte dei poteri statali, annebbiati dal loro desiderio di sorvegliare e punire. Ma quindi, in cosa consiste questa sovranità tecnologica che desideriamo e vogliamo costruire?
Un’opzione potrebbe essere approcciarvisi a partire dalla nostra sfera personale, in relazione alla dinamiche di potere che siamo costrette a subire. Un principio di sovranità potrebbe essere interpretato come “il diritto a essere lasciate tranquille 5". Diritto sempre calpestato nel campo delle (“nuove”) tecnologie d’informazione e di comunicazione.
Questo dossier proverà ad analizzare lo stato delle iniziative, i metodi, gli strumenti non-proprietari, preferibilmente autogestiti, in grado di proteggere la nostra “sfera di vita”. Server autonomi, reti decentralizzate, crittografia, peer to peer, monete alternative virtuali, la condivisione del sapere, luoghi di incontro e lavoro cooperativo, costituiscono un ventaglio di iniziative già in marcia verso la sovranità tecnologica. L’efficacia di queste alternative dipende in gran misura dalla loro pratica (e pratiche), le quali necessitano di alcuni attributi:
Tempo
“Prendersi il tempo” è essenziale. Dobbiamo liberarci dal sempre di più, sempre più rapido: il canto delle sirene della tecnologia commerciale. Accettare che le tecnologie “sovrane” siano più lente e offrano meno prestazioni, non per questo causa di un utilizzo meno piacevole.
Nostre
Le tecnologie “sovrane” dovranno essere aperte, partecipative, egualitarie, comunitarie e cooperative, o non saranno. Dovranno sviluppare meccanismi di governo orizzontale coinvolgendo gruppi molto differenti. La separazione, le gerarchie (spesso presentate come “meritocrazia”) e l’individualismo egoista le uccidono. La distinzione tra “esperte” e “utenti” dovrà per quanto possibile scomparire.
Responsabilità
La realizzazione della sovranità esige molto da chi l'abbraccia. Mettendo a disposizione conoscenze e i propri strumenti, ogni membro della collettività dovrà responsabilizzarsi. È necessario applicare il noto schema: “Chi fa cosa? Dove? Quando? Come? Quanto? E Perché?”, con l’obbligo di rispondere in ogni momento a tutte queste domande.
Un’economia basata sullo scambio
Il principio del “se è gratuito, allora tu sei il prodotto” caratterizza i servizi regalati dai pesi massimi di Internet. La logica del "bravo cittadino" si rifa' di solito ad un “economia del dono”, con forme di volontariato più o meno forzate. Bisognerà produrre quindi nuovi modelli che paghino, in maniera onesta, le “lavoratrici dell’immateriale”, offrendo il giusto prezzo alle utenti.
Ecologia e ambiente
La sovranità applicata alla tecnologia dovrà essere rispettosa dell’ambiente e ridurre al massimo le risorse poco sostenibili e non rinnovabili. Poche persone si accorgono di quanto l’informatica divori energia e materie prime diverse, e le condizioni, spesso deplorevoli, in cui queste ultime sono estratte o in cui vengono assemblate.
Praticando la sovranità ci renderemo conto dell'esistenza di numerosi limiti e problemi contro i quali dovremo combattere: non esiste una strada dorata da percorrere. E pur giunte alla meta, potrebbe non essere l’utopia. Non è chiaramente un invito ad abbandonare: al contrario. La modestia e la lucidità, unite alla riflessione, muovono montagne. Siete voi, care lettrici e cari lettori, che dovete iniziare a muovervi per contribuire e essere coinvolte, senza illusioni e senza paura. E chi può dirlo... magari sarà con un entusiasmo indistruttibile e contagioso.
Patrice Riemens
Geografo, attivista culturale, diffusore del software libero, membro del collettivo di hacker olandesi “Hippies from Hell”.
NOTE
1. www.faz.net/aktuell/feuilleton/debatten/abschied-von-der-utopie-die-digitale-kraenkung-des-menschen-12747258.html Come scriveva recentemente il saggista tedesco Sascha Lbo “ci sono solo due persone in Germania: quelli che hanno visto la loro vita cambiare con Internet e quelli che non si sono accorti che la loro vita è cambiata con Internet” ↩
2. Quello che il filosofo francese Paul Virilio chiama “l’incidente integrale” ↩
3. http://www.securitytube.net/video/9246 ↩
4. http://es.wikipedia.org/wiki/Nerd ↩
5. Negli Stati Uniti, questo concetto del “diritto a essere lasciati da soli” è concepito come il fondamento del diritto alla privacy individuale (ver Warren & Brandeis, 1890). Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/The_Right_to_Privacy_%28article%29. Ma attenzione, questa sovranità nella propria sfera di vita, teorizzata quasi nello stesso momento anche nei Paesi Bassi dal politico Abraham Kuyper, ha avuto anche una gran brutta applicazione : l’Apartheid sudafricano... ↩
6. Fonte: http://fr.wikipedia.org/wiki/QQOQCCP ↩