Internet libera e reti mesh

Benjamin Cadon

rete

Accesso alla rete

La questione della sovranità tecnologica si manifesta con particolare intensità quando abbiamo a che fare con Internet e con la nostra capacità di accedervi liberamente per una serie di esigenze: da semplici comunicazioni interpersonali allo scambio di dati, all’uso di applicazioni web di condivisione di strumenti e di organizzazione collettiva. In questo articolo tratteremo la problematica soprattutto dalla prospettiva della “rete”, partendo dal globale per poi considerare le iniziative su scala locale.

Possiamo partire dalla storia di Internet. Internet nasce negli Stati Uniti, avviata grazie a finanziamenti militari, viene ampliata da universitari e appassionati di informatica prima di estendersi in tutto il pianeta… possiamo quindi porci delle domande sui meccanismi di gestione. Secondo il WSIS (World Summit on the Information Society), che ebbe luogo in Tunisia nel 2005, Internet è regolata dall’Internet Governance Forum, sotto la sigla dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

Questa organizzazione mondiale non puó nascondere il fatto che, da un punto di vista tecnico, infrastrutture essenziali per il funzionamento della rete, siano finite sotto l’egemonia nordamericana. In particolare pensiamo all’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers)1: una società californiana senza scopo di lucro, sotto la tutela del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, gestore dell'albero dei server DNS (i .net, .org, .com) e dell'attribuizione degli indirizzi “IP”2. Quest'ultimi identificano ogni computer presente in rete. Varie iniziative tese alla creazione di un sistema di DNS decentralizzato (DNS P2P) non hanno ottenuto fino a ora un’estensione significativa. Tra queste quella di Peter Sunde, cofondatore di The Pirate Bay3. Si consideri infine la questione sulla “censura dei DNS”, ad esempio l’intervento dei servizi americani per interrompere le attività di Megaupload4, o quella del “governo attraverso la rete” come segnaló il collettivo artistico “Bureau d’etudes”.5

Perché bisogna difendere la neutralità di Internet?

Riconsideriamo rapidamente alcuni trattati e tentativi internazionali, europei e nazionali (TAFTA, CETA, ACTA, SOPA, PIPA, Regolamento dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), DAVDSI in Europa, legge Sinde in Spagna, LOPSI e Hadopi in Francia etc.) che intendono ostacolare la neutralità della rete, con l'obbiettivo di “filtrarla”. Secondo il collettivo “La Quadrature du Net”6 : “la neutralità della rete é un principio fondatante di Internet, garante del fatto che le telco non discriminino le comunicazioni degli utenti, ma si comportino invece come semplici veicoli delle informazioni. Questo principio permette a tutti gli utenti, indipendentemente dai loro mezzi, di accedere alla stessa rete nella sua totalità”. Per molti e spesso discutibili motivi7, alcuni trattati e proposte di legge provano a fabbricare strumenti legali per obbligare i fornitori di accesso, di strumenti di rete, di contenuti a intervenire su quest'ultimi per poterli filtrare, e quindi discriminare.

La possibilità di accedere liberamente e pienamente a Internet è influenzata da considerazioni strategico-commerciali dei provider, i quali, con le tecnologie Deep Packet Inspection (DPI), acquisiscono la capacità di favorire certi contenuti piuttosto di altri. La DPI consiste nell’aprire tutti i pacchetti che contengono dati per valutarne il contenuto e decidere se farli transitare rapidamente o, piuttoto indirizzarli verso un binario morto o un'entità prescelta che controlli tutto. Gli interessi e le motivazioni dei provider commerciali sono varie: potrebbero offrire accesso alla rete a diverse velocità, per esempio, per limitare la quantità di banda dei servizi piú pesanti e meno redditizi (ad esempio YouTube) o per far pagare un accesso privilegiato a questi servizi con l’obiettivo di garantire la buona ricezione dei segnali delle TV via Internet, o la qualità dei servizi telefonici VOIP8. Le tecnologie DPI sono le stesse utilizzate dai fabbricanti di armi digitali per mettere sotto controllo interi paesi in rivolta (ad esempio la Libia, aiutata dai tecnici e dal software Eagle sviluppato dall’impresa francese Ameys Bull9).

La neutralità di Internet, un principio da difendere da un punto di vista tecno-politico

Alcuni stati provano, ancora molto timidamente, a garantire un accesso libero e completo a Internet. Dopo il Cile10 é il caso, per esempio, dei Paesi Bassi dove il parlamento ha adottato una legge sulla neutralità di Internet all’inizio del Maggio 201211, mentre l’Unione Europea continua a sorvolare sul tema12. In alcuni paesi, le amministrazioni pubbliche hanno la possibilità giuridica di assumere il ruolo di Internet provider e proporre un servizio di qualità a prezzi piú bassi per le fasce più povere della popolazione (ad esempio la Régie Communale du Câble et d’Electricité de Montataire in Francia13) o per chi si trova in zone commercialmente poco appetibili per i provider commerciali (le “zone bianche”). Fino a ora, almeno in Francia, le amministrazioni hanno preferito delegare rapidamente la costruzione delle reti a banda larga ai soliti operatori commerciali, piuttosto di cogliere l'opportunità di affrontare concretamente il futuro di Internet dal punto di vista dei beni comuni.

Alcuni attori della società civile si sono da tempo mobilitati per difendere questo principio di fronte ai legislatori, come nel caso della “Quadrature du Net” che ha fatto una priorità14 e si presenta come una “organizzazione di difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini su Internet. Promuove un’adattamento della legislazione francese e europea fedele ai valori che hanno promosso lo sviluppo di Internet, soprattutto la libera circolazione della conoscenza. In questo senso, la Quadrature du Net interviene nei dibattiti sulla libertà di espressione, il diritto d’autore, le regolamentazioni del settore delle telecomunicazioni e anche il rispetto della sfera privata. Consegna ai cittadini interessati strumenti che permettano di comprendere meglio i processi legislativi e partecipare efficacemente al dibattito pubblico” 15.

Comunità per una Internet accessibile, libera e aperta

Esistono varie tipologie di associazioni, ONG e comunità che militano in forma attiva e pratica per promuovere una rete neutrale. Si possono distinguere da un punto di vista tecnico in base alla modalità di accesso proposta: c'e' chi sostiene il più tradizionale dotarsi di un router per connettersi a una rete cablata e chi spinge per un sistema wifi integrato in una rete mesh connessa a Internet. In linguaggio tecnico, “Asymmetric digital subscriber line” (linea di abbonamento digitale asimmetrica, ADSL) contro il Wi-Fi, una banda libera dello spettro elettromagnetico.

Asymmetric digital subscriber line

Possiamo citare come esempio francese la French Data Network (FDN)16, creata nel 1992 come associazione per offrire a tutti e a minor prezzo quello che altri usavano come strumento di lavoro dall’inizio degli anni ottanta. I servizi offerti da FDN includono la posta elettronica, news, l’accesso a numerosi archivi di software, documentazione e a Internet.

Uno dei vantaggi di FDN è l'etereogenità dei suoi membri: da vecchi navigatori di Internet ben preparati tecnicamente a persone interessate a temi molto differenti (musica, legge, educazione, grafica etc.). Questo permette di promuovere un Internet di qualità, sia a livello di servizi che di contenuti, rispettandone l’etica iniziale. A partire da questo progetto, FDN ha dato vita in Francia a una federazione di provider associati per l’accesso a Internet (FFDN), che al momento comprende 23 membri17 e cerca di facilitare lo scambio su problematiche tecniche e politiche. La creazione di un FAI (“ fournisseur d’accès a Internet “: fornitore di accesso a Internet) associativo18 sembra relativamente sensata (vedere “come diventare il proprio FAI1920) soprattutto quando strutture come la FFDN si propongono di fare da guida e contribuire a mantenere viva questa iniziativa. Rimane il problema del “circuito locale”, ovvero gli ultimi chilometri del cavo, e un domani della fibra ottica, che giungono fino alla nostra casa. Questi appartengono a un numero limitato di operatori con i quali bisogna giungere a un accordo. Una problematica dalla quale sono esenti le reti wireless.

Il Wi-Fi, una banda libera dello spettro elettromagnetico

Con il cambiamento della legislazione, all’inizio del 2000, in alcuni paesi, si liberalizzò l’uso di apparati Wi-Fi, senza bisogno di autorizzazione o licenza. Molti stati limitarono la potenza ammessa e assegnarono alcuni “canali” in una banda di radiofrequenza denominata “Industriale, Scientifica e Medica” (ISM21) tra i 2.4 e i 2.4835 Ghz. Inoltre, in alcuni paesi, esiste la possibilità di usare anche le frequenze attorno ai 5Ghz.

Questa situazione ha dato vita a comunità Wi-Fi, tanto nelle città, spinte dalla volontà di essere piú autonome, mutualiste e libere rispetto ai fornitori di accesso, quanto nelle campagne, per coprire “zone bianche” senza connessione a Internet o considerate “economicamente poco convenienti” per gli operatori privati e pubblici. Ricordiamo a livello europeo: Freifunk22 in Germania, Funkefeuer23 in Austria o Guifi.net24 in Catalogna, o Ninux in Italia25. Sono realtà molto eterogenee, si passa da pochi utenti in zone isolate fino a decine di migliaia di “nodi” distribuiti in zone piú dense, su scala cittadina, regionale o nazionale.

In maniera schematica: ciascun membro configura il proprio router WI-FI perchè sia un punto di accesso e funzioni da ripetitore del segnale all'interno di una rete mesh. Questa rete si connette a Internet tramite uno o piú accessi personali o condivisi. Un’antenna direzionale può collegare zone distanti svariati chilometri, dove può essere sviluppata un'altra piccola rete. Si tratta quindi di distribuire nella maniera piú decentralizzata possibile l’accesso a Internet e a risorse informatiche “locali” (siti web, servizi di posta elettronica, strumenti di telecomunicazione etc.), mantenuti in uno dei server direttamente connessi a uno o piú nodi di questo intreccio elettromagnetico.

Una delle piú antiche comunità Wi-Fi in Europa, Freifunk (“radio libera”), nata nel 2002, creó un proprio sistema operativo per router, il Firmware Freifunk, e il proprio protocollo di routing B.A.T.M.A.N.26, oggi in uso su scala mondiale come base per costruire reti mesh e ottimizzarne la gestione del traffico. Contribuì inoltre a creare una rete internazionale di comunità basate sugli stessi valori, spesso vicini a quelli del software libero, la stessa voglia di condividere, “decentralizzare” per quanto possibile, le infrastrutture di rete, considerate come un bene comune al quale tutti debbono poter accedere.

L’abbassamento dei prezzi dei router Wi-Fi (fatti nella Repubblica Popolare Cinese27) aiutó lo sviluppo di questa tipologia di iniziativa che alcuni vedono come il futuro di Internet: una rete decentralizzata, stabile, con una intelligenza multiforme e condivisa, in grado di adattarsi alla trasformazioni sociali, tecnologiche o ecologiche. C'e' una questione aperta relativa alla “liberazione delle frequenze”28: anche agli operatori privati fanno comodo queste onde “gratuite”, per poter far comunicare oggetti diversi (Iot), o per trasmettere la telefonia mobile attravero la rete; alcuni definiscono queste frequenze “banda bassa”. Possiamo dunque considerare questa risorsa elettromagnetica come un bene comune, mettendo la società al centro del processo di condivisione, ben più influente di governi e aziende. Organismi come “Wireless commons” stabilirono un manifesto e una lista di punti comuni che potessero caratterizzare queste organizzazioni, e il fondatore di Guifi.net pubblicò nel 2005 il Comun Sesefils29 (Licenza Comune Wireless).

Artisthackers sperimentano con altre “reti”

Presentiamo qui di seguito alcune iniziative concernenti il dibattito sulla sovranità tecnologica, dalla questione dell’accesso alla creazione di un sistema di comunicazione e di scambio aperto, usabile e anonimo.

Workshops sull'autogestione informatica

Negli hackerspace e in altri medialab, o per dirlo in altro modo, nei luoghi di riappropriazione della tecnologia, si realizzano workshop, piú o meno regolarmente, per imparare a far fronte alle prorie necessità informatiche: gestire server web o mail in casa; cifrare le proprie comunicazioni; aggirare possibili sistemi di filtraggio e schivare, per quanto possibile, gli ascoltatori indesiderati; gestire i propri dati personali, la sicurezza del computer, etc...

Battle mesh

In questi stessi luoghi si organizzano “wireless battle mesh”30, riunioni amatoriali di specialisti in reti wireless. Durante queste giornate, sotto forma di gioco, nello scenario di un'immaginaria battaglia, vengono testati vari protocolli e perfezionato il funzionamento delle reti mesh. Lo scopo è acquisire esperienza, accrescere le proprie abilità, relazionandosi con altri partecipanti impegnati a risolvere le stesse problematiche tecniche.

“Qaul.net” di Christoph Wachter e Mathias Jud

Qaul.net da forma all'idea di comunicazione aperta: computer e apparati mobili equipaggiati di scheda Wi-Fi formano in maniera spontanea una rete, per permettere lo scambio di testi, files e chiamate vocali senza dover passare attraverso Internet o la telefonia mobile. Questo progetto “artistico” è stato immaginato come risposta ai “blackout” comunicativi imposti da regimi durante le rivolte interne, o nel caso in cui catastrofi naturali distruggano le infrastrutture di rete.

“Batphone” o “Serval Mesh”

L’obiettivo di questo progetto è di trasformare ogni telefono cellulare con il Wi-Fi in un telefono Wi-Fi, cioè in un mezzo di comunicazione che, appoggiandosi alle strutture wireless esistenti, permetta la comunicazione con altre persone all’interno della rete senza passare attraverso un operatore e senza bisogno di una scheda SIM.31

“Deaddrop” di Aram Barthol

Il progetto consiste nel cementare in una parete una chiave USB e condividere la posizione in una mappa apposita messa su Internet dall’artista32. Si tratta di una rielaborazione della cassetta delle lettere usata da generazioni di spie per comunicare, senza necessità di contatto fisico. E' un sistema per creare un luogo di scambio anonimo, da persona a persona, disconnesso da Internet e impiantato nello spazio pubblico. I “deaddrops” si sono diffusi in (quasi) tutto il pianeta e dichiarano di avere al momento 7144Gb di spazio di archiviazione. Incidentalmente possono prendere freddo o riempirsi di virus.

“Piratebox” di David Darts

La Piratebox33 ripropone questo stesso principio di cassa di deposito anonima Attraverso una Wi-Fi aperta tutte le persone connesse aprendo un browser vengono rediretti su una pagina dove è possibile caricare i propri file, consultare e scaricare quelli già depositati. Questa “micro-Internet” è disconnessa dalla grande Internet, non registra i “logs” e garantisce, quindi, confidenzialità. Si puó accedere al sistema in una radio che ha a che vedere con il posizionamento e la qualità dell’antenna utilizzata, si puó installare in un router Wi-Fi a basso costo come il micro computer Raspberry Pi e aggiungerle una chiave Wi-Fi, o in un computer tradizionale, o in un telefono cellulare. Partendo da questo dispositivo, la comunità degli utilizzatori ha immaginato molte evoluzioni34 : la “Library Box” per condividere libri liberi dal diritto d’autore in una biblioteca, il “Micro Cloud” per tenere i documenti a portata di mano, la “OpenStreetMap Box” per consultare risorse cartografiche libere “offline”, la T.A.Z. Box, la Pedago-Box, la KoKoBox, etc.

Conclusioni

Tra quello che è in gioco a livello internazionale e le disuguaglianze locali, è possibile che sia conveniente tenere a mente uno dei principi fondatori di Internet, “distribuire l’intelligenza”. Si rende necessario evitare la centralizzazione tecnica e decisionale per rivolgerci, invece, verso uno scambio aperto delle conoscenze e dei dispositivi tecnici, e la difesa collettiva dell’idea per cui Internet sia un bene comune al quale si deve poter accedere liberamente. Possiamo immaginare che ogni mattina, ognuno potrà cercare Internet nella casa della sua artigiana di reti locale, come le verdure succulente che coltiva con amore un produttore appassionato. Internet non deve essere la scatola nera chiusa poco a poco da un ristretto numero di persone, ma deve essere considerata come un oggetto tecnico di cui appropriarsi, del quale è necessario mantenere il controllo, che va coltivato collettivamente nella sua diversità e affinché ci nutra con degli ottimi bytes.


Benjamin Cadon

Artista e coordinatore di Labomedia, mediahackerfablabspace senza scopo di lucro basato a Orléans, Francia.

benjamin[at]labomedia[dot]org


NOTE
1. https://it.wikipedia.org/wiki/ICANN
2. Un indirizzo IP chiamato “pubblico” è quello che permette a un computer di essere parte di Internet e di parlare lo stesso linguaggio ,il protocollo TCP/IP, per scambiare dati con suoi affini: server, personal computers, terminali mobili e altri oggetti chiamati “comunicanti”. I server DNS servono a trasformare questi indirizzi IP in nomi di dominio affinché i server sian piú accessibili agli umani e ai robot dei motori di ricerca.
3. http://www.bortzmeyer.org/dns-p2p.html "Un DNS in peer-to-peer?" - Stéphane Bortzmeyer
4. http://torrentfreak.com/megaupload-shut-down-120119 MegaUpload Shut Down by the Feds, Founder Arrested
5. http://bureaudetudes.org/2003/01/19/net-governement-2003/
6. http://www.laquadrature.net
7. Con "motivi discutibili" ci riferiamo al fatto di nascondere le offensive contro la neutralità della rete sotto il pretesto di voler proteggere la proprietà intellettuale e il diritto d’autore, prevenire il terrorismo e l’aumentare degli estremismi, o anche la lotta contro la pedofilia e altri comportamenti predatori nella rete. Non diciamo che questi problemi non esistono, ma provare a risolverli attraverso restrizioni della libertà in rete, dove la neutralità è un principio base, è un errore fondamentale.
8. https://es.wikipedia.org/wiki/VOIP Wikipedia VOIP
9. http://reflets.info/amesys-et-la-surveillance-de-masse-du-fantasme-a-la-dure-realite/
10. http://www.camara.cl/prensa/noticias_detalle.aspx?prmid=38191
11. http://www.numerama.com/magazine/22544-la-neutralite-du-net-devient-une-obligation-legale-aux-pays-bas.html
12. http://www.laquadrature.net/fr/les-regulateurs-europeens-des-telecoms-sonnent-lalarme-sur-la-neutralite-du-net. Sulla neutralita' della rete vedere anche la campagna: http://savetheinternet.eu/fr/
13. http://www.rccem.fr/tpl/accueil.php?docid=2
14. http://www.laquadrature.net/fr/neutralite_du_Net
15. http://www.laquadrature.net/fr/qui-sommes-nous
16. http://www.fdn.fr/
17. http://www.ffdn.org/fr/membres
18. http://www.ffdn.org/fr/article/2014-01-03/federer-les-fai-participatifs-du-monde-entier Una mappa dell’evoluzione dei FAI
19. http://blog.spyou.org/wordpress-mu/2010/08/19/comment-devenir-son-propre-fai-9-cas-concret/
20. http://blog.spyou.org/wordpress-mu/?s=%22comment+devenir+son+propre+fai%22
21. https://es.wikipedia.org/wiki/Banda_ISM Banda ISM, vedere anche https://fr.wikipedia.org/wiki/Bande_industrielle,_scientifique_et_m%C3%A9dicale
22. http://freifunk.net/
23. http://www.funkfeuer.at/
24. http://guifi.net/
25. https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_wireless_community_networks_by_region Lista reti wireless comunitarie, vedere anche http://ninux.org
26. http://www.open-mesh.org/projects/open-mesh/wiki
27. Si veda il contributo di Elleflane su “Hardware Libero” in questo dossier.
28. http://owni.fr/2011/05/07/le-spectre-de-nos-libertes/ Allegato di Félix Treguer e Jean Cattan a favore della liberazione delle frequenze « Le spectre de nos libertés » lo spettro delle nostre libertà
29. https://guifi.net/ca/CXOLN
30. http://www.battlemesh.org/
31. https://github.com/servalproject/batphone
32. http://deaddrops.com/dead-drops/db-map/
33. http://daviddarts.com/piratebox/?id=PirateBox
34. http://wiki.labomedia.org/index.php/PirateBox#Projets_et_d.C3.A9tournements_de_la_PirateBox

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